Quantcast
Channel: Nel nido
Viewing all 96 articles
Browse latest View live

Tre anni

$
0
0
Tre anni fa varcavo la soglia del nido con il magone, la tremarella e una dozzina di valigie che avevo riempito a casaccio, con gli occhi velati di lacrime.
Dopo una notte insonne rannicchiata in quello che rimaneva del mio piccolo appartamento smobilitato, guardavo con malinconia il mio mondo smantellato, vuoto e irriconoscibile, sentendomi persa e smarrita come non era mai capitato prima di allora.
Tre anni fa affrontavo un trasloco lampo sotto un temporale e planavo nel cuore di una città rumorosa, fradicia e buia, sentendomi un po' straniera e molto brutto anatroccolo.
Vagavo in punta di piedi in quell'appartamento enorme e silenzioso, chiedendomi se avrei mai sentito mia quella casa che non avevo scelto, non avevo arredato e che non mi rispecchiava minimamente. E mi sembrava impossibile.
Tre anni fa suocera Gufa m'incontrava in cortile e chiedeva garrula "Allora, come si dorme in casa gufi?" dando per scontato che fossi al settimo cielo e perchè no, anche orgogliosa di essere entrata nel loro clan. Non è stato facile resistere alla tentazione di sottolineare che, a dir la verità, a casa mia dormivo benissimo e che, se non fosse stato per Owl, mi sarei guardata bene dal lasciare il mio sperduto angolo di campagna per trasferirmi in quel quartiere, per quanto elegante e centrale potesse essere.

Due anni fa il dolore del cambiamento era stato faticosamente sedato, ma preferivo evitare di pensarci per paura che riemergesse quell'ondata di sentimenti travolgenti e destabilizzanti. Il trasloco era un argomento tabù e festeggiare era impensabile. Nel perfetto rituale di rimozione, nè io nè Mr Owl avevamo ricordato la data.
Due anni fa di notte mi svegliavo ancora al passaggio del camion lavastrade e di giorno sentivo la mancanza del cinguettio dei piccoli abitanti del vecchio giardino.
Due anni fa la malinconia dell'autunno si manifestava con tutta la sua prepotenza e mentre sistemavo gli addobbi natalizi in cantina avevo ancora i lacrimoni.

Un anno fa eravamo qui 

Ieri c'era un sole meraviglioso che ci sfidava a sfoggiare il nostro sorriso migliore. L'ennesima trasferta di Mr Owl è finita prima e lui è potuto tornare a casa per festeggiare come si deve. Beh, si fa per dire: alle dieci era già sotto le coperte ^^'
Però abbiamo apparecchiato con la tovaglia (quella usata solo due volte, che le padelle sono negli angoli e non si vedono ;D) e per una volta non ci siamo affidati alle provviste congelate.



Non che le candele manchino mai a cena, ma per l'occasione ho acceso un lumino nuovo, invece dei rimasugli che riciclo di solito ;)






Come montare un IVAR angolare IKEA - senza lasciarci le penne

$
0
0
Già questa avventura all'IKEA era nata male: domenica dovevamo goderci allegramente un mercatino dell'antiquariato specializzato in vecchi spartiti (e va beh, magari avrei potuto trovare anche qualcosa di interessante per me, ad esempio la plafoniera per il corridoio, visto che la lampadina penzola ancora tristemente dal muro da tre anni ^^') e invece ci svegliamo sotto il diluvio.
Poco male: i piani A esistono solo per trasformarsi con disinvoltura in piani B, giusto? E cosa c'è di meglio di una domenica piovosa trascorsa all'IKEA? Ecco, immagino sia la stessa brillante idea che hanno avuto un milione di miei concittadini, dato che alle quattro del pomeriggio non si trovava un posto non dico nel parcheggio dell'IKEA, ma neanche in quello del magazzino di fianco, o dal benzinaio, o sulla rotonda O_o
Ma ultimamente Robin ha affinato una tecnica zen da fare invidia: quando sono fuori dall'ufficio voglio godermi ogni attimo del meritato riposo e non permetto a niente di rovinare la mia "vacanza". E quindi inner peace in modalità on: chissene se bisogna camminare lentamente perchè davanti alla fila c'è la nonnina col deambulatore che scruta ogni singola padella, chissene se ci metti più tempo alla cassa che a riempire il carrello, chissene se l'ultimo pacchetto di candele rosse l'ha preso la signora davanti a te (ecco, qui confesso che uno sguardo omicida mi è partito) chissene se lo scaffale che hai comprato è troppo lungo per la tua macchina e devi praticamente smontarla per riuscire a chiudere il baule E far entrare tua madre nel posto del passeggero senza ripiegarla come un origami.
Sì perchè Mr Owl si è guardato bene dal venire con me. "Devo lavorare" è stata la scusa ufficiale, ma dal sorrisino con cui mi faceva ciao ciao mentre mi avviavo al fronte deduco sapesse esattamente cosa si perdeva!

Ecco, dicevo. Dopo un primo round così, dovevo intuire che il secondo non sarebbe stato da meno. 
Il primo step di montaggio consiste nello svuotare lo scaffale che c'è già per spostarlo nell'altra parete. Fase che riserva molte sorprese: ad esempio, sapevate che abbiamo due scovolini da water di ricambio? Io no. Ho scoperto anche che possediamo una ventosa! Toh è non dev'essere la prima volta che dimentico di averla, visto che alla spicciolata nel saltano fuori altre due tre. Dopo varie carrambate simili lo scaffale è vuoto e pulito. Abbiamo, è vero, il problema che tutto lo spazio vitale della lavanderia è occupato dalle cianfrusaglie prima accalcate sopra quei quattro ripiani, ma Robin è una ballerina e, in quanto tale, agile come una gazzella per definizione: saprà sicuramente destreggiarsi con grazia in quel casino infernale. 
Ecco quindi che fa il suo ingresso nella lavanderia il temuto IVAR angolare. Vorrei attirare la vostra attenzione su un particolare non di secondo piano: sul sito dell'IKEA, alla pagina IVAR, non troverete l'immagine del pezzo angolare e non è un caso. Chiunque abbia avuto a che fare con quello scaffale infernale (staff IKEA incluso, quindi) sa che montarlo da soli è qualcosa che sfida le leggi della fisica, a meno che non siate una piovra o la dea Kalì.
Ma a Robin rimaneva una considerevole scorta di inner peace, quindi con ottimismo ha pensato di riuscire a farcela, con calma e pazienza, in un qualsiasi dopolavoro, mentre aspettava Mr Owl per cena. Per dovere di cronaca, vi avverto che la pazienza, la calma e l'ottimismo si dissolveranno una decina di secondi dopo, esattamente quando sarete lì come Atlante che regge in equilibrio precario un piccolo cosmo costituito da: un ripiano in bilico sulla testa come le anfore delle donne africane, due montanti traballandi retti da altrettante mani, il montante d'angolo tenuto contro il muro col ginocchio. Ed è in quel momento magico che l'ultimo montante deciderà di franare sul freezer, dove avevi appoggiato una marea di candele e lanterne, facendo cadere il portalume più grande del gruppo che si fracasserà a terra sparpagliando vetri dappertutto. Ma la cosa peggiore è che, in tutto 'sto casino, uno dei perni su cui deve appoggiare il ripiano che ancora reggi in testa cade tintinnando e si mimetizza tra i cocci di vetro. Ovviamente senza quel piccolo, insignificante perno la struttura non si reggerà in equilibrio da sola. Ecco quindi che scruti disperatamente tra i vetri e, una volta trovato il dannato perno, cerchi di raccoglierlo senza muoverti: inutile allungare la mano, quindi provi ad articolare le dita del piede ma non riesci comunque ad agguantarlo. Desideri ardentemente il braccio allungabile di Carletto ma non è in dotazione, sorry, bisogna ricominciare la procedura da capo. Appoggia tutto, pulisci*, raccogli il perno e rimettiti in quella posizione da twister verticale: ripiano in testa, montanti in mano, angolare fermo col ginocchio... e perno in bocca, che non si sa mai.
Vorrei fosse messo agli atti che la successione si è svolta senza bestemmie nè parolacce.
Quando finalmente i montanti ballerini saranno fissati al primo ripiano ti sembrerà che il grosso sia passato e da lì sia tutta discesa. Eheh... Illusa! L'IVAR è un po' come il limbo: man mano che ci si abbassa arriva il difficile. E, beh, vi risparmio le mie performance di limbo casalingo, arrotolata fra il muro e il pavimento ^^'

Non vi risparmio invece il risultato finale :)



* Potrebbe succedere anche che, raccolti tutti i cocci, tu ti accorga che i sacchi della differenziata sono irraggiungibili, sotto alle scatole che sono sotto ai cesti che sono dietro alla lavatrice. Allora lasci da parte la paletta piena di vetri e te ne dimentichi, almeno fino a quando, indietreggiando per rimirare il lavoro finito, non la rovesci con una pedata. Ma francamente, bisogna essere portati a una certa sfiga per questa chicca finale: non aspettatevi di poter replicare così, come se niente fosse ;)

Giorni un po' così

$
0
0
Latito da un po' di tempo, lo so.
Sono giorni inquieti questi ultimi sprazzi d'autunno, momenti in cui i vecchi fantasmi tornano a farmi visita e non vogliono andarsene, nonostante lo sappiano anche gli spiriti che dopo un po' l'ospite diventa sgradito, anche se è un conoscente di vecchia data ;)
Pomeriggi in cui non hai nemmeno la voglia di toccare un dolce e allora ti stordisci di musica buona, rassicurante, quella che sai di amare anche se in quel momento non riesce ad arrivare al tuo cuore spaventato. Giorni in cui è quasi confortante tornare in ufficio e sedersi alla scrivania per riprendere il tran tran di chiacchiere, riunioni e pianificazione dei prossimi eventi.
Il bello di queste tempeste emotive è sapere che, prima o poi, passano. E mentre aspetti che la bufera si sposti un po' più in là cerchi di ricordare i piccoli piaceri che nonostante tutto illuminano i tuoi giorni e di cui non devi osare dimenticarti:

- Una trasferta a Firenze, con sopralluoghi in hotel lussuosi dove è poco probabile che saresti entrata altrimenti. E un pranzo all'aperto, baciati dal sole, al circolo dei canottieri che si trova in riva all'Arno giusto a mezzo metro dal Ponte Vecchio.
- Una bellissima avventura che inizia (e per seguirla meglio ho anche aperto, udite udite, un account twitter!) e un'altra che si è appena conclusa nel migliore dei modi.
- Sentirsi brava perchè sei riuscita a strappare ottime tariffe (tu che nella vita privata non contratti neanche morta) e perchè hai trovato cinque nuovi clienti (che in realtà è stata più una BDC che fortuna, ma non perdiamoci nei dettagli).
- Un breve corso di russo, lingua che mi incuriosisce da tempo.
- L'affetto di molte persone che scrutano il tuo viso e sono pronte a raccoglierti appena ti senti giù. E non è cosa da poco anche se la si dà per scontato troppo spesso.
- Una collaborazione tanto imprevista quanto piacevole.
- La consapevolezza che la malinconia è di casa in ogni nido, perchè prima o poi everybody hurts.

Però ci sono sempre, eh? E, anche se non ho tanto da dire, passo sempre dai vostri blog :)

Il primo weekend di dicembre

$
0
0
Eccomi di nuovo. C'è voluto un po' di tempo per infilare i fantasmi recalcitranti nell'armadio, ma pare che il grosso sia fatto. Ce n'è ancora qualcuno che, appena ti volti, fa capolino dall'anta, ma conto di fargli perdere definitivamente le mie tracce quando avrò issato il Babbo Natale sulla punta dell'albero ;) (Per quale motivo dovrei allestire un mostro di due metri, se non per nascondermici dietro a sgranocchiare dobloni d'oro* e bere tè alla cannella**?)

Ed era ora perchè non c'è mica tempo per massaggiarsi le ossa rotte! Mentre ero impegnata a giocare a ramino con i fantasmi autunnali, gli elfi si svegliavano dal letargo e Rudolf iniziava a lucidarsi il naso rosso: è già dicembre! E il nido aspetta fremente la sua veste invernale :)







E la musica classica dovrebbe cedere il passo a qualcosa che crei più atmosfera... Sempre che riesca ad arrivare allo stereo prima di Mr Owl (sabato sera in nido era sintonizzato sul dies irae di Verdi, non so se mi spiego ^^')



E naturalmente inizia lo shopping natalizio :) Non so voi, ma per me tornare a casa con un sacco così pieno di regali da far concorrenza a Babbo Natale ha un effetto eccitante quasi come una cioccolata con panna. Beh, ho detto quasi, eh? ;)
Certo non parlo dei rush finali del 24 pomeriggio, con l'ansia da prestazione che ti prende lo stomaco e la coda dell'occhio fissa sull'orologio; io sono per gli acquisti meditati e distribuiti con calma in tutto il mese di dicembre (o anche prima!) pensando più al piacere di scartare un pacchetto che al valore effettivo del contenuto. Quest'anno sono aiutata dal fatto che, dopo un braccio di ferro che dura da metà ottobre, finalmente sono riuscita ad accordare con il Capo un piano di recuperi degli straordinari! Questo vuol dire che per tutto dicembre starò a casa 3 pomeriggi a settimana. Quasi non mi sembra vero :)
So già che mi ci vorranno tutti per trovare i regali da sempre più ostici: quelli per Mr Owl e per Mamma Pettirosso O_o
Qualche idea per caso? ;)



* anche voi mettevate le monetine di cioccolato sull'albero di Natale?
** che non mi piace, ma il profumo fa moooolto Natale

RobinTravel per capodanno

$
0
0
Giorni lenti e sonnacchiosi al lavoro, giorni in cui il Capo gira come una trottola e noi rimaniamo in attesa di informazioni per procedere nei nostri settori. Non che ci sia fretta comunque, dato che i primi eventi ricominceranno in primavera.
E allora succede che, per sfuggire alla narcolessia (in questi giorni solo tè deteinato, per non dar man forte all'ansia: non so se vi immaginate le dimensioni della mia bolla al naso post pranzo, degna del più classico cartone giapponese) arrivi anche a questo punto: aiutare Stakanov a prenotare il suo viaggio a Parigi per capodanno. E non solo: ci sto prendendo quasi gusto a cercare per lei le tariffe più economiche, le coincidenze più comode e a suggerirle le zone più carine da visitare. E lei ci sta decisamente prendendo gusto a usarmi come agenzia di viaggio. Ma, com'è come non è, sono diverse ore che lavoriamo fianco a fianco allo stesso computer senza beccarci.
Magia del Natale o della noia? ;)
E voi? Cosa farete per capodanno? Ma soprattutto, capodanno vi piace? Vi confesso che io lo odio: non mi dispiacerebbe addormentarmi il 30 dicembre e svegliarmi direttamente il 2 gennaio; oppure lavorare, che dicono paghino benissimo per la serata del 31 ;) Ma visto che al resto del mondo piace festeggiare, credo che quest'anno andrò nella vecchia, bellissima Venezia.

Lo chiamano team building

$
0
0
Trasferirsi per due giorni in montagna, con un pullmino nove posti che assomiglia così tanto a quelli delle gite scolastiche.
Cercare di schivare la moglie del capo che cerca di intonare "Quel mazzolin di fiori" a ogni tornante.
Riesumare la tuta da sci e notare con piacere che, con tre chili di meno, i bottoni dei pantaloni si chiudono.
Simulare la costruzione di un campo base sull'Everest e scervellarsi per immaginare come sia un palo puja tibetano.
Fare merenda a strudel caldo e cioccolata con panna.
Trascorrere una mattina a fare orienteering in mezzo alla neve. Perdersi clamorosamente e maledire a denti stretti l'organizzazione che ha piazzato l'ultima lanterna in mezzo a un bosco.
Scivolare sul ghiaccio e ridere come oche delle cadute altrui.
Dormire con Collega Nuova e avere la riprova della sua abilità nel farti confidare qualsiasi cosa, anche quello che in genere non ti attenti a condividere con altri.
Rispolverare le legature imparate agli scout e ricordare le esperienze dei campi estivi con altre due ex esploratrici.
Togliersi il cappello di pelo e accorgersi di avere una specie di gatto morto in testa, al posto dei capelli.
Descrivere i tuoi colleghi cercando di destreggiarti diplomaticamente e poi ricevere complimenti inaspettati che ti scaldano il cuore.

Lo chiamano team building ma di fatto ieri, al rientro in ufficio, Stakanov era incazzosa come un'orca a dieta, molto peggio di quando siamo partiti.
Lo chiamano team building ma a me è sembrata tanto una vacanza natalizia, immersi in una vera winter wonderland

Una favola per augurarvi buon Natale

$
0
0
Quest'anno al posto della cartolina natalizia vi faccio i miei migliori auguri con una favola. Sì perchè insieme ad altre blogger sono stata contattata anch'io per collaborare al calendario dell'avvento dei Piccolini Barilla.
Se vi state chiedendo cosa c'entri io con i piccolini, visto che non sono mamma e men che meno una blogger famosa, sappiate che è stato il primo pensiero che ha sfiorato anche me ;) Ma facciamo che ci teniamo i dubbi per noi e ci godiamo le favole, ok?
La mia è quella di domani, 22 dicembre, coincidenza vuole che sia anche il compleanno di papà Pettirosso :)
Vi auguro un Natale come quello delle fiabe: caldo, avvolgente, possibilmente bianco di neve e  rallegrato dalle persone che più amate. E soprattutto spero in un Nuovo Anno sereno, che ci porti solo belle sorprese. Chissà che non sia la volta buona che tutti i nostri sogni, o almeno quelli più importanti, diventino realtà? ;)



Il secondo giorno dell'anno

$
0
0
E così oggi si riparte. La solita routine che, vi dirò, quest'anno mi pesa meno del solito. Forse perchè i primi giorni dell'anno in ufficio sono molto calmi, non scrive nessuno, non chiama nessuno (avete mica voglia di farmi uno squillo? Due chiacchiere tanto per tenermi sveglia? :)). Forse perchè sapevo che Capo, Stakanov e Collega Nuova sarebbero andati in trasferta, quindi in ufficio sarei stata da sola, con Collega Straniera di là che fa l'inventario. Forse perchè prima di mettere piede fuori casa ignoravo che piovesse a dirotto e che quindi sarei arrivata al lavoro fradicia O_o
Ma poco importa, adesso sono qui in silenzio con il tè, la connessione internet tutta per me e le foto delle vacanze da sistemare. Non male come inizio, eh? :)
Toh! Cielo! Sono rimaste delle finestrelle chiuse nel calendario dell'avvento che Stakanov aveva portato in ufficio. Vuoi mai che i cioccolatini dentro vadano a male? Che spreco, bisogna liberarli! E mentre la mia coscenza tenta di trattenermi, la mano più veloce del west ha aperto 21 e 22 dicembre facendo sparire il contenuto. Ah, davvero non male come inizio! Ma non dite a niente a Stakanov eh? ;)



L'anno scorso avevo pubblicato un reportage natalizio che potrei copiare e incollare anche quest'anno: da noi le feste trascorrono sempre uguali, una tradizione rassicurante, rituali che si ripetono accoglienti ogni anno come lo scambio dei regali la notte del 24


... Oppure la bisca di beneficenza del pomeriggio, tra tè e pasticcini :)
Quest'anno siamo stati allietati dai siparietti di Mamma Pettirosso che confondeva spade con bastoni, i due coi tre, senza per questo convincersi a mettere gli occhiali, perchè lei no, non è mica così presbite.



Non contenti, ci siamo trovati anche a Santo Stefano ;) C'è chi conta le ore che mancano alla fine delle feste per liberarsi dei parenti, beh, da noi funziona proprio al contrario: il 27 c'è un senso di solitudine, di vuoto che ci ha portato a fare colazione insieme al bar ^^'


 E poi, naturalmente, Capodanno! La notte tanto attesa dai festaioli, che io però poco sopporto. Solo una cosa mi piace da impazzire di Capodanno: i fuochi d'artificio :) E quelli in laguna, anche se in versione breve da austerity, sono stati spettacolari!


Cose che avrei dovuto imparare della spesa

$
0
0
Visto che le prime riflessioni sulla spesa risalgono a più di un anno fa, sarebbe legittimo pensare che nel frattempo abbia imparato qualcosa in proposito, no? E invece ieri mi sono resa conto che le lacune sono ancora tante:

- Mai dimenticare l'euro per il carrello. L'alternativa è arrancare nelle corsie trascinando un cestino strapieno che perde pezzi a ogni curva, una borsa da lavoro con altrettando peso specifico, una sciarpa che pende da ogni parte e spazza il pavimento notoriamente pulito del supermercato (e che maledici nonostante fino a un minuto prima, ovvero mentre pedalavi nel freddo, le sciarpe lunghe fossero il tuo grande amore), un cappello con paraorecchie farcito di guanti ficcato sotto l'ascella del braccio che non regge il cestino.

- E' inutile scrivere una lista della spesa ordinata e completa, chiedere a Mr Owl decine di volte se ha qualcosa da aggiungere, arrivare a evidenziare ogni voce con colori diversi - giallo per gli alimentari e blu per i detersivi - per evitare di andare avanti e indietro come un pendolo tra una corsia e l'altra, magari abbellire la lista con fiorellini, ghirigori, stelle, cuori e girandole nel migliore doodle-style telefonico... Se poi dimentichi 'sto popo di capolavoro a casa.

- Anzi, scrivere la lista e dimenticarla è controproducente perchè: 1° Al supermercato ruggirai come un puma scartabellando in ogni antro della borsa nella vana ricerca della lista, con il cappello farcito che ti cade dall'ascella, l'ultimo chilometro di sciarpa che rischia di fare inciampare la vecchietta a cui volevi giusto chiedere di reggerti un momento i guanti mentre cerchi di aprire la tasca interna coi denti. 2° Arrivata a casa la sola visione della lista lì bella pronta sul tavolo ti farà ululare come un lupo mannaro e non potrai evitare di appallottolare il capolavoro con rabbia, cacciandolo nell'angolo più remoto della casa da cui, però, talvolta ritorna chiudendo il cerchio col punto tre. 3° Può capitare che arrivata al punto 1 trovi nella tasca interna un foglio accartocciato che genera un'impennata di autostima: evidentemente non sei così rimbambita come temevi. Il momento di gloria però durerà fino al ritorno a casa, quando ti tramuterai in orca assassina scoprendo che la lista era vecchia e quello che hai comprato ti serviva un mese fa.

- Il fatto che a casa tu abbia un sacco di spazio in dispensa grazie al nuovo ivar montato con maestria, che in ufficio stiano per comprarti una bella cassettiera da riempire di cibarie e che i frullati di frutta (la tua merenda al lavoro da quando sei a dieta) siano in offerta NON raddoppia automaticamente la capienza del cestino della bicicletta. Ne consegue che uscire dal supermercato con tre borse piene è un suicidio, perchè passerai il quarto d'ora successivo a giocare a tetris con la spesa, cambiando la disposizione di ogni singolo articolo con una velocità che neanche l'ambulante del gioco dei tre bicchieri. Ovviamente alla fine dell'incastro non ci sarà posto per la tua borsa e dovrai scegliere se tenerla a tracolla, calciandola a ogni pedalata e segandoti una spalla, oppure se appoggiarla in cima alla pila di spesa che sta davanti a te, coprendo completamente il fanale. Io in genere scelgo la seconda, anche con la nebbia. Sì, voglio una vita spericolata :)

Le ultime parole famose

$
0
0
Quando la moglie del capo aveva fatto la conta degli ammalati nella sua famiglia Robin aveva risposto spavalda "Io non mi ammalo mai" dimostrando un sorprendente tempismo. Neanche il tempo di tornare a casa e la febbre, questa sconosciuta, torna a farle visita dopo tempo immemore. 
Di venerdì. All'inizio di un weekend pieno di appuntamenti, come la cena con Anna che non vedevo da mesi e che era riuscita a sistemare pupo e marito dai suoceri, un compleanno e il saggio di pianoforte di Mr Owl. Che dite, avrò imparato a non autogufarmi una buona volta?
Trascorso il fine settimana arrabbiata come una pantera tra divano e letto, dopo una domenica altalenante tra il 38 e il 38.5, vi confesso però che oggi, lunedì mattina, essere a casa a poltrire fa tutto un altro effetto ;) E guardare la neve dalla finestra, leggere finchè ne ho voglia arrivando a metà del libro in spagnolo che prima procedeva di 5/10 pagine per volta, giocare con Tigro *, farsi viziare da tutti non è poi così male. Speriamo solo che non finisca subito, ehm ^^' (Vedete perchè l'anonimato è fondamentale sul blog? ;))


* sono a casa dei miei, per non rimanere tutto il giorno da sola

 

Come esorcizzare il 33

$
0
0
Avevo provato a far passare sotto silenzio questa ricorrenza agrodolce, ancora più del capodanno, ancora più del ferragosto, ma mi avete fregata! Che piacevolissima sorpresa notare che qualcuno si è ricordato del mio compleanno senza che pubblicassi un post in proposito :D Ero deliziata! E' proprio questo che rende la celebrazione della vecchiaia più sopportabile: le dimostrazioni di affetto di chi ci circonda. E sono state tante, anche inaspettate, come ad esempio quelle di Capo e Collega Nuova, ma andiamo con ordine.



Giovedì sera, la vigilia del grande giorno, Capo ha deciso di far visita allo chef con stella Michelin che si occuperà del menù del nostro evento di febbraio. Ve ne ho parlato, vero? Ah no? Beh, lo farò presto, promesso, perchè è un'esperienza che elettrizza tanto da far passare in secondo piano le quattro ore d'aereo che serviranno per arrivare.
Vi dirò, a me questa storia delle stelle e delle lune, delle forchette e dei coltelli non ha mai convinto più di tanto: l'alta cucina e la nouvelle cuisine non fanno per me, soprattutto perchè amo i gusti puliti, semplici e naturali; niente salse stravaganti, accostamenti arditi di sapori contrastanti, dubbie rivisitazioni di ricette tradizionali che sono squisite così come ce le hanno tramandate le nonne. Insomma, a tavola sono di una noia mortale ;) Infatti al ristovip ho ordinato il solito primo che mangio praticamente ovunque, ogni volta che esco ^^'
Eppure, nonostante i pregiudizi, la cena è stata da leccarsi i baffi! Nell'antipasto ho osato con successo e ho provato anche il piattino di benvenuto (un pre-antipasto) di cui non saprei riportarvi gli ingredienti: quando la cameriera ce l'ha illustrato mi sono persa alla decima parola ma dopo la prima forchettata sono partita con la foga dell'idrovora. Strepitoso. Avrei fatto la scarpetta, se non avessi già mangiato almeno dieci fette del loro ottimo pane fatto in casa. Poi ovviamente non potevano mancare i dolci, seguiti dalla piccola pasticceria che loro servono sempre di default, poi la selezione di cioccolatini insieme a caffè e tisane. Ragazze, la mia pancia era tesa come un tamburo ma cantava l'alleluja! E detto da me avrete capito che vale doppio.

Venerdì al lavoro ho ricevuto un'accoglienza inaspettata: tutti mi hanno fatto gli auguri (compresa Stakanov), il Capo ha portato una mezza bottiglia di vino per brindare (ehm, alle 9.30 del mattino... e io sarei astemia...) e mi sono arrivati anche dei regalini! Guardate un po'


Ve l'avevo detto che Collega Nuova è deliziosa, eh? Quando è arrivata con un pacchettino mi sono venute le lacrime agli occhi! Aaawwwww
Al pranzo da Mamma e Papà Pettirosso non poteva mancare il rito della torta di compleanno, completa di candeline ^^'



Dopo due fette XL di torta torno rotolando in ufficio, con una terza fetta in borsa, "così la mangio a merenda" nel caso improbabile in cui mi si apra un buchino entro le sei. Per fortuna nel pomeriggio non c'era nessun altro al lavoro, così non ho avuto testimoni dei miei cedimenti di palpebra ;)
Venerdì sera è stata dedicata ai festeggiamenti con le Poiane. Dopo mesi in cui non riuscivamo a trovarci tutte e quattro, finalmente lo stormo era in formazione completa :) Certo, alcuni dettagli tradivano il passare del tempo, come ad esempio il fatto che il 50% di noi fosse sotto tachipirina per via del virus, che il compleanno di sedicenni di fianco a noi ci infastidisse un po' o che la musica 'troppo alta' disturbasse le chiacchiere. Ma ci siamo comunque divertite fino all'una di notte, eh, mica andiamo a letto come le galline noi! ;)

Sabato io e Mr Owl avevamo pianificato di andare a Bergamo, città che voglio visitare da tanto tempo. Visto però che le previsioni davano tempeste di neve a nord ovest (che puntualmente non ci sono state) abbiamo deciso di cambiare programma all'ultimo, limitandoci a un giretto a Bologna.

Abbiamo pranzato alla Teresina, un ristorante delizioso, scoperto per caso in via Oberdan:. Ve lo consiglio calorosamente, non solo per la qualità del cibo, ma anche per la gentilezza del personale. Ecco il nostro menù: polpettine di carne (liffissime!! Ho scarpettato così bene il piatto che il cameriere ha sgranato gli occhi e ha commentato "Le sono piaciute, eh?" ^^' Tanto per non farci riconoscere) e le tipiche tagliatelle al ragù. Ho apprezzato molto che con il caffè ti portino una selezione di cioccolatini Amedei



E a dispetto delle previsioni anche Mr Owl l'ha apprezzato ;)


Ciliegina sulla torta, proprio di fronte al ristorante c'è una libreria fantastica, con un reparto fornitissimo di libri usati e remainders, ma anche CD e DVD.



Ne ho approfittato per comprare un diario giapponese che avevo già visto alla Toletta di Venezia ma costava ben 14 € per una cinquantina di pagine O_o, "Il cacciatore di nazisti" biografia di Simon Wiesenthal e "Vita di Pi" dopo che la recensione di Silvia mi aveva incuriosita.
Il pomeriggio prosegue con un'overdose di window shopping in negozi stravaganti: alla Coroncina, un'antica  bottega dove trovi un po' di tutto, siamo entrati per comprare il Mercante in Fiera, gioco immancabile in ogni casa che si rispetti!


Visto che il pomeriggio era uggioso, piovoso, umido e freddo, abbiamo dovuto concederci una lunga sosta merenda ;) Abbiamo scelto Zanarini, un bar storico della città forse un po' decaduto, ma in cui amo ancora andare per i ricordi legati all'infanzia e a Nonna Pettirosso.


La sera, cena con una coppia di amici bolognesi. Il Pettirosso aveva una voglia smodata di pizza, quindi siamo andati alla Trattoria Belle Arti dove abbiamo coraggiosamente affrontato la fila per assaggiare la pizza che alcuni definiscono la migliore di Bologna. Niente male in effetti, peccato che dopo tutto quello che avevo mangiato (ho passato sotto silenzio l'aperitivo: due crodini, altrettante vasche di patatine e quattro tartine al prosciutto ^^') non sono riuscita a godermela appieno, anzi, vergogna delle vergogne ne ho lasciata quasi metà nel piatto!

Domenica infine, terzo giorno di celebrazioni peggio della regina madre, è stata dedicata al festeggiamento in famiglia. Di nuovo una mangiata colossale, di nuovo torta con tre candeline, di nuovo la bisca pomeridiana come a Natale, di nuovo tirate d'orecchie e cori "Tanti auguuuuuuri a teeeeeee"


Sono stata in casa di mamma e papà pettirosso da mezzogiorno a mezzanotte, coccolata e viziata da zii, cugina, fidanzato e sì, beh, diciamo anche da lui che mi ha concesso generosamente di fargli qualche coccola




Tolosa la città rosa

$
0
0
Sarà che in questo periodo ho una voglia incontenibile di vacanze, sarà che mi sono accorta (orrore!) che non ho mai terminato il diario di viaggio di quest'estate, sarà che spero di avere presto nuove mete da raccontare, è giunto il momento di pubblicare l'ultimo capitolo del nostro coast to coast europeo:



Quando ho saputo che Tolosa era chiamata "La città rosa" per il colore predominante dei suoi edifici me la sono immaginata un misto tra un poetico villaggio provenzale e il castello della Bella Addormentata di Eurodisney ^^' Figuratevi quindi la delusione nello scoprire che il soprannome non derivava da marmi rosati, nè da pietre dai toni caldi ma... da comuni, volgarissimi mattoni :/ Ora, dovete sapere che io e il faccia-vista non andiamo molto d'accordo, quindi vedere che anche gli edifici prima intonacati sono stati scrostati per portare alla luce il laterizio originale non mi ha esattamente entusiasmato: mi sembrava di camminare in un'anonima città industriale inglese.
Cosa mi ha fatto far pace con Tolosa quindi? Fondamentalmente due scoperte:


Le sue chiese, in particolare la Basilica di Saint-Sernin, che si dà il caso essere uno dei massimi esempi di romanico della Francia meridionale. E' stata veramente una scoperta

 

Per gli equilibri di luci e spazi nelle sue navate

 

E per gli splendidi affreschi, dai colori ancora così vivaci e caldi dopo quasi mille anni


Anche la Chiesa dei Giacobini, non scherza: dicono che sia la più bella chiesa domenicana d'Europa. Di certo non avevo mai visto una chiesa con quella singolarissima forma ellittica: sole due navate divise da sottilissimi colonne che si aprono sul soffitto come palme.

 

Siamo rimasti un'infinità di tempo lì dentro a riposare, guardando i giochi di colore del sole che filtrava dalle vetrate decorate: un angolo blu, l'altro rosso, in ogni parte della chiesa si riflettevano colori diversi.


E cammina cammina, qualcosa di davvero rosa e non rosso mattone l'ho anche trovato ;)





Sapevate che Tolosa è anche la città delle violette?



In questa zona anticamente si produceva il "blu pastel" un prezioso azzurro ricavato appunto dalla pastel, una pianta coltivata nelle campagne tra Tolosa, Albi e Carcassonne. Il pigmento blu era talmente pregiato (è un colore che infatti non si trova puro in natura) che la zona fu chiamata "paese della cuccagna", da coque o cocagne le palle di foglie pressate da cui si ricavava la polvere colorata. Nel negozio che ho fotografato vendono cosmetici ottenuti dalla pastel in modo naturale. Non so voi, ma a me questa tonalità d'azzurro piace da impazzire!


Comunque il mio momento è arrivato l'ultimo giorno, quando siamo approdati alla Cité de l'espace. Come molti di voi sapranno (e io ignoravo) Tolosa è la sede dell'Airbus che fa di lei un centro europeo aerospaziale di prim'ordine. Alla fila ai cancelli ero emozionata come una bambina alla prima visita a Gardaland, peccato che il planetario, l'attrazione che non volevo perdere per nulla al mondo, a quell'ora fosse già chiuso :( Una delusione pazzesca! Devo dire però che la Cité de l'espace mi ha stregata in moltissimi altri modi: con i simulatori del museo, con una lezione di fisica tenuta da un divertente scienziato (solo in francese purtroppo, ma abbiamo comunque capito abbastanza), con un frammento di pietra lunare che ti fa sognare mentre lo coccoli con gli occhi, con la ricostruzione fedele della MIR. E' stato emozionantissimo sbirciare le tute vere che indossavano gli astronauti, i loro "bagni" o le scorte alimentari con le lampanti differenze tra i cibi americani (ben visibili gli M&Ms ;)) e quelli russi (non mancava neanche il caviale in tubetto!).
La cosa più ardita che abbiamo provato, lungi dall'avvicinarci al gyro extreme, è stato il simulatore della passeggiata sulla luna :)


Solo un consiglio: se vi interessa lo spazio fate in modo di dedicare un giorno intero alla Cité de l'espace per godere a pieno di tutte le opportunità che offre tra simulatori, lezioni, planetari e mostre.Magari controllate in anticipo gli orari d'apertura delle attrazioni che v'interessano di più, per evitare di fare la mia fine ;)

Guardare i fuochi d'artificio che scoppiettavano alla chiusura del parco è stato un modo divertente di chiudere la nostra vacanza. Eh sì, perchè il giorno dopo siamo partiti alla volta di casa, non senza aver comprato una confezione di camembert che sì, lo so che lo vendono anche alla coop sotto casa ma vuoi mettere con quello preso nella sua patria d'origine? E soprattutto, vuoi mettere il piacere di farsi quasi mille chilometri con il tanfo olezzo di formaggio che dal bagagliaio si spande in tutta l'auto tenendoci compagnia per molti giorni dopo la fine del viaggio? Ah che ricordi le vacanze! :)

Fine

Se avete perso qualche puntata del viaggio, potete ritrovarle tutte qui sotto la voce "Pirenei coast to coast"


La mia prima torta di riso

$
0
0
Come se non fosse bastato un weekend di gennaio rovinato a causa della mia febbre, ieri e sabato i reni di Mr Owl hanno pensato bene di farsi sentire, che erano già passati anni dall'ultima colica e non sia mai che rischiamo di sentirne la mancanza!
Così, mentre lui tracannava acqua come un'anatra, io ho pensato bene di sgattaiolare in cucina e dare una svolta piacevole alla domenica pomeriggio con un dolce :) E che dolce? La mia prima torta di riso!


Naturalmente "prima" nel senso che non avevo mai provato a cucinarla non che non l'avessi mai assaggiata ;) Nella mia zona la torta di riso si trova in ogni forno o pasticceria, eppure qualche tempo fa mi sono resa conto che non è un dolce conosciuto in tutta Italia: una mia ex collega non l'aveva neanche mai vista!
Quindi ho pensato di condividere con voi la ricetta della mia famiglia (ovviamente ogni casa la prepara in modo diverso e tutti sono pronti a giurare di avere la variante migliore: non mi sento di dire che questa sia la torta di riso perfetta, ma sicuramente è la versione che a me piace di più ;))
Un particolare non da sottovalutare: essendo una torta senza lievito e senza farinaè adatta anche a chi è intollerante a questi due ingredienti, praticamente onnipresenti nei dolci.


LA TORTA DI RISO DEI PETTIROSSI

INGREDIENTI:






PROCEDIMENTO:

 

 




SUGGERIMENTI:




Buona merenda a tutti! ;)


Come rovinare una buona ricetta trovata in un food blog: i pancaccoli

$
0
0
(Elvira, lo so che eri sicura di trovare la narrazione dei bocconcini di merluzzo ai corn flakes, ma ti ho fregato. Pensavi mica che la tua ricetta fosse l'unica che ho rovinato ultimamente, eh?? Tsè sono una professionista io!)

In questi giorni ho voglia di cucinare. Scarico ricette su ricette da internet e quando torno a casa non vedo l'ora di sperimentarle. Ovviamente per il 95% si tratta di dolci (il resto zuppe). Sarà che da lunedì avevo in programma di ricominciare la dieta, miseramente accantonata nell'ingozzamento selvaggio che ha imperato nel nido tra Natale e compleanno, e si sa che l'inizio della dieta è il miglior stimolo per la fame. Sarà che ieri sera ero ospite di Anna e volevo contribuire con un dolce, magari uno buono e sano che anche LeoLeo potesse mangiare a colazione. Mi beavo all'idea della madrina che va a trovare il bimbo col cestino pieno di panini fumanti fatti con le sue mani, un po' alla Cappuccetto Rosso, del tutto ignara di fondamentali dettagli pratici quali: i bambini di 16 mesi possono mangiare cioccolato? Fanno già colazione con latte e dolce? Ma anche... hanno già i denti? Nella mia ignoranza totale in fatto di puericultura una sola certezza illuminava la via: avrei portato la versione casalinga dei pangoccioli, una ricetta di Elisabetta tanto genuina da disgustare quasi: niente burro, niente uova, farina integrale, una roba da Mulino Bianco insomma. E che c'entro io con 'sta ricetta in effetti? Ecco, me lo sarei dovuta chiedere.

Infatti le magagne iniziano subito. Come al solito si apre il teatrino ben noto, un gioco delle parti casalingo dove ogni ingrediente viene sostituito con disinvoltura, che sono le dieci di sera e mica posso comprare un'alternativa. E poi diciamocelo, alle food blogger piace essere complicate, si pavoneggiano a usare termini astrusi (come EVO... L'ho dovuto googlare, mannaggia a loro!) e ingredienti sofisticati quando quello che tutti hanno in casa va bene uguale ;) Eh, come no.
Il latte di mandorla non ce l'ho, ma quello normale andrà bene uguale, no? In frigo c'è solo quello Accadì, che Mr Owl non digerisce il lattosio, ma fa niente.
La farina integrale non è pervenuta, nemmeno quella di camut o le altre strane che elenca Elisabetta. Ma c'ho un rimasuglio di manitoba, quella giusta giusta per le brioches, sono sicura che unita alla normale 00 sarà una meraviglia. Per finire lo zucchero: la nostra dispensa non sa cosa sia quello grezzo di canna, propone solo l'Eridania nostrano, quindi ci do dentro di quello, che almeno è a km zero... quasi.


La ricetta indicava di far fare una prima lievitatura di almeno due ore, ma era sera e il letto lanciava il suo potente richiamo. E poi io volevo fare un dolce col botto, allora via che lo lascio riposare per tutta la notte per farlo raddoppiare, che dico, triplicare! Al mattino entro in cucina guardinga come un marine, pronta ad affrontare un brontosauro di pasta di dimensioni colossali. Apro il forno con frustino e sgabello, pronta per domare qualsiasi mostro.... e niente.

 
Ore sette calma piatta. La palla non è cresciuta nemmeno di un millimetro. Non ci posso credere. La mostro a Mr Owl per conferma e lui sentenzia, senza possibilità d'appello "E' esattamente come ieri sera".
E affonda il coltello nella piaga
"Può essere stato il lievito un po' scaduto?"
"Eccerto! - sghignazza lui soddisfatto - Il lievito è vivo: scaduto non funziona!"
Con che coraggio! Proprio lui, il mio compagno di esperimenti genetici, il capo scienziato della coltura batterica che alleviamo amorevolmente in frigo! Quello che si mangia con orgoglio il gorgonzola rosa e l'insalata incartapecorita, quello che snobba la data di scadenza perchè si fida più del suo occhio e del suo olfatto!
Gli vorrei rispondere che, se il lievito fosse vivo, avrei messo la mummia di Tutankhamon nell'impasto, perchè era lievito in polvere "a lunga conservazione", prodotto nel lontano 2011! Ma il misero risultato ottenuto non mi permette di alzare la cresta.

Ma Robin non si arrende. Ri-impasto come da ricetta e... shhhhh, non lo dite a nessuno, ma insieme alle gocce di cioccolato aggiungo un altro po' di lievito mummificato, si sa mai che stavolta funzioni meglio!
Poi tiro fuori dalla memoria a lungo termine un consiglio di Poiana 1 che aveva fatto un corso di cucina ai tempi del liceo: accendo il forno a 50°, raggiunta la temperatura lo spengo, infilo la teglia coi panini e chiudo tutto per benino. Mi avvio quindi al lavoro decisa a lasciarli nella "camera di lievitazione" tutto il giorno, 'sti pancaccoli (come ho già iniziato a chiamarli). Sono sicura che funzionerà: la mia unica preoccupazione è che non fosse meglio chiuderli in forno togliendo lo strofinaccio che li copriva (non è che mi prende fuoco il nido?)
E fu così che all'uscita del lavoro.... TAAAAA DAAAAAA!


Neanche un minuscolo foruncolo si è formato. U-G-U-A-L-I!
Ma questa è magia signori e signore, alta alchimia: trovatemi un'altra blogger che sappia inibire la lievitazione come me e me ne vado, ma dovete trovarla però! ;)


Che dire, i pancaccoli non sono esattamente buoni... No, ecco, "buoni" non direi proprio.
Però sono utili a modo loro. Ad esempio sono decorativi

 
Oppure sono perfetti da tirare nel coppino a Stakanov quando è girata e nessuno vi vede  ehm, dicevo,  quando al vostro bambino dondola un dentino ma non ha il coraggio di sottoporsi alla vecchia tortura del filo legato alla porta (come dargli torto) ecco, in quel frangente potete mantenere la calma da brava mamma del Mulino Bianco e offrirgli un pancaccolo: voilà, al primo contatto il dentino se ne va' senza mao e senza bao. Più facile di così!Adesso che ci penso, sarebbero potuti essere utili comunque per lasciare un ricordo bucolico della madrina a LeoLeo... ;)
Ma no, è stato troppo anche per me: non ho avuto fegato cuore di portare ad Anna i pancaccoli. Ho preferito presentarmi ancora una volta a mani vuote ^^'

Confessione:
Io un pancaccolo però me lo sono mangiata lo stesso. E anche Mr Owl. Come vedete siamo di bocca buona: se qualche food blogger seria ci vuole invitare a cena sappiate che diamo grandi soddisfazioni ;)


Cena di gala in ambasciata... Help!

$
0
0
Eh sì, perchè dopo esserci svagate in cucina è arrivata l'ora di parlare di cose serie: vi avevo accennato dell'evento di febbraio quello che "mi elettrizza tanto da far passare in secondo piano le quattro ore d'aereo che serviranno per arrivare" (beh, adesso che la data si avvicina la paura fa capolino, ma fingiamo di ignorarla!) Ebbene sì, l'evento è proprio quello del titolo: una cena di gala all'ambasciata italiana di Mosca :)
Il capo, gli sponsor e un nostro contatto russo hanno racimolato un folto drappello di oligarchi moscoviti *
invitandoli a una cena italiana cucinata da uno chef stellato che ci porteremo dall'Emilia.

* pare che all'ombra del Cremlino se la spassino più miliardari che matriosche, no così, tanto per informarvi nel caso stiate facendo una selezione di possibili pretendenti ;)



Questo fine settimana si parte e qui è tutto un fermento di preparativi. E' partito il container di cibo e la settimana scorsa è arrivata la lista di ingredienti da reperire in loco. Altro che ingredienti astrusi delle food bogger! Mentre la leggevo ridacchiavo pensando "Non vorrei essere in chi avrà la responsabilità di tradurlo, ah ah!"
Ah ah. Ah. Ah... O_o

Avete già capito a chi è toccata la traduzione, no?
Credetemi, è meno semplice di quel che può sembrare, soprattutto se siete profani culinari come la sottoscritta. Al di là dei "fogli di gelatina alimentare" o delle "olive taggiasche denocciolate sott'olio" anche gli ingredienti più semplici nascondono dei tranelli: ad esempio voi lo sapete come si traduce il comune, innocuo cipollotto? Io ho buttato lì un "spring onion": su google immagini sembravano proprio cipollotti, speriamo abbiano anche lo stesso sapore ;)
E non vi dico che divertimento mettere in testa ai russi che è impossibile che i guanciali di vitello, anche doppati, pesino 800 gr l'uno.
Insomma, se lo chef arriverà in cucina e si troverà a dover rosolare un brontosauro sappiamo tutti di chi sarà la colpa ^^'

Il secondo scoglio è stato l'abbigliamento. Per settimane la prima domanda di amici e parenti, saputo dell'occasione, era "Wow! E cosa ti metterai?" Ecco: se c'è una cosa che ODIO è dover pianificare in anticipo cosa indossare, studiare un look ad hoc. In genere per una festa decido all'ultimo (e spesso a caso ^^' ) cosa infilarmi. Perdere tempo a provare e riprovare abiti in cerca della mise più adatta è qualcosa di fantascientifico per me.

Dopo una tiritera di un paio di giorni con vari "Ma non sarò troppo elegante?", "Non sarò troppo sportiva?", "Non avrò troppo freddo?", "Non sarà troppo vistoso?", "Non sarà troppo misero?" sabato siamo arrivati a una conclusione e dalla naftalina è stato riesumato un vestito da sera comprato una decina di anni fa e mai più messo, ovviamente ;) Va da sè che si tratta di un abito scollato e senza maniche. Anche se saremo in un ambiente abbondantemente riscaldato sfido chiunque (a meno che non abbia il sangue del cosacco Popof nelle vene) a starsene in spallini. A Mosca. A febbraio. Nell'inverno più freddo del decennio. No grazie! Io vado a letto con le calze di lana e mi arrotolo nella coperta anche d'estate, tanto per intenderci!
La settimana scorsa quindi ho girato tutti i negozi della città (che naturalmente nel frattempo avevano terminato i saldi e inscatolato la collezione invernale: che tempismo!) tirandomi dietro mamma Pettirosso, la mia personal shopper di fiducia. Miracolosamente siamo riuscite a trovare qualcosa di adatto... Mi sembra ;)
Non pensavo che sarei mai arrivata a pubblicare una foto di outfit in questo blog, ma ho davvero bisogno di un consiglio spassionato: secondo voi va bene?


Prima di rispondere "NO" sappiate che:

- Per ogni dettaglio bocciato dovrete darmi un'alternativa. Eh, sennò è troppo facile! ;)

- Il dress code è "black dress" ma si sa che vale più che altro per gli uomini: la donna pare si metta un po' quel che le pare. Non chiedetemi cosa indosseranno gli altri che non ne ho idea e non posso certo telefonare alle mogli degli oligarchi  facendo sfoggio delle mie magrissime conoscenze di russo ("Allò! Allò Ljudmila? Che te metti mercoledì sera?"... Mmm no, non mi sembra il caso)

- Lo so che il vestito è un po' stropicciato ma non ho intenzione di bruciarlo provando a stirarlo, sia chiaro. Anche perchè poi si sgualcirebbe di nuovo a stare in valigia. Vorrà dire che, arrivata a Mosca, lo appenderò in bagno mentre faccio la doccia, sperando che il vapore faccia miracoli.


... Non esiste che compri un altro paio di scarpe col tacco. Già queste le ho messe solo una volta... nel corridoio di casa... e a momenti mi accoppavo incespicando. No, non voglio un altro paio di tacchi che faccia la muffa nella scarpiera!

Vi prego, ditemi la vostra! Ne ho davvero bisogno. Chiamate anche la mamma, la nonna che non ha mai visto un pc, la vicina di casa ficcanaso, l'amico gay che se ne intende più di tutti, chiunque. Mi servono conferme perchè se arrivo in ambasciata e mi trovo vestita a sproposito mi tuffo nel trionfo di frutta, eh? Giuro! :)

Altro dubbio amletico: che gioielli mattere? Sarà che aborro l'idea di andare in giro come la Madonna di Loreto, ma secondo me la scollatura sta bene così, senza niente. Voi cosa ne pensate?


Detto questo, pur non essendo una di quelle che sgomitano per partecipare alle occasioni mondane - anzi - vi confesso che aspetto questa cena e questo viaggio con impazienza :)
Non solo perchè avremo la possibilità di entrare a Villa Berg, sede dell'ambasciata, dove altrimenti non potremmo accedere. E' soprattutto perchè sarà la mia prima volta in Russia, dopo anni di viaggi progettati e mai realizzati per via dei visti. Pensare che vedrò Mosca innevata, nella sua pittoresca atmosfera invernale mi fa sorridere, in barba al freddo e al lungo viaggio per arrivare. Certo, non ci sarà tempo per fare i turisti, ma conto di riuscire a dare almeno un'occhiata alla Piazza Rossa, dato che dormiremo a due passi da lì.


P.S.
Al nostro rientro passeremo direttamente da Malpensa alla fiera di Rho. Sarò lì da venerdì 22 a domenica 24, quindi se qualche blogger milanese non sa cosa fare e vuole fare un salto in fiera (dovreste essere proprio annoiate, lo so, ma non si sa mai ;)) vi offro un tè :)




In partenza!

$
0
0



A quattro giorni dalla partenza, lavandomi i denti, trovo una specie di pezzo di stagnola sullo spazzolino. Sarà mica un'otturazione che sta cedendo? Mamma Pettirosso mi illustra con dovizia di particolari le peripezie di quella volta che l'aereo le ha smosso una carie nascosta e ha dovuto trovare un dentista che parlasse italiano alle Canarie. Alla decima parola ho già la cornetta in mano.

A tre giorni dalla partenza vado di corsa dal dentista. La brutta notizia è che sì, una vecchia otturazione si sta sbriciolando. La buona notizia è che per un paio di settimane terrà ancora e il volo non dovrebbe crearmi problemi. Speriamo!!

A due giorni dalla partenza sulla Russia si scatena una pioggia di meteoriti O_o

Un giorno prima della partenza spulcio tutti i negozi low cost della via Emilia, cercando un paio di decolletè che stiano bene con l'abito da sera. Eh sì, avete vinto voi! Dopo tutti i commenti che consigliavano scarpe più eleganti sono capitolata ;) Anche perchè ho speso solo 15 €, un investimento che tutto sommato mi potevo concedere ;)


Per lo meno Mr Owl è tornato da Stoccolma in tempo per trascorrere ben un giorno e mezzo insieme nel nido ;) Non solo: mi ha portato i miei biscotti svedesi preferiti!! Quelli che ho scoperto visitando la cittadina dello stabilimento dolciario e, fiutando un delizioso profumino di biscotto in ogni via, ho chiesto il motivo a un passante che mi ha fatto scoprire i Kex!


Adesso mi manca solo la valigia, ovvero l'impresa di stipare vestiti da spedizione artica, abiti da fiera, punte di formaggio (incrociate le dita per noi che non ce le sequestrino alla dogana russa ^^'), una decina di depliant e segnaposti in un'unica valigia.



до свида́ния!


P.S. Per le milanesi che il prossimo weekend non avessero di meglio da fare che venire a Rho, so bene che la fiera è un pacco colossale (io stessa non ci andrei se non fosse per lavoro!) ma almeno l'ingresso per le donne è gratuito :)

La trasferta russa - 1° giorno

$
0
0
Dov'eravamo rimasti? Ah sì, alle spring onion ;) C'è bisogno di dire che di cipollotti neanche l'ombra? Che al loro posto il cuoco russo mi ha proposto delle belle cipolle bianche grosse come un pugno? No, vero?
Ma cominciamo dall'inizio.

Domenica 17 partiamo di buon'ora. A fatica riesco, nell'ordine, a: buttarmi giù dal letto, chiudere la valigia, salutare vagamente Mr Owl che continua a russare fragorosamente in piena fase REM.
In aeroporto incontriamo i nostri primi compagni di viaggio, una coppia di sponsor dell'evento che chiamerò, così a caso, QI50 e QI70 (se pensate che stia facendo riferimento al loro quoziente intellettivo siete proprio maliziose! ;))
In particolare lei, QI50, si distingue subito per una certa raffinatezza di modi e profondità di pensiero: si presenta ruminando una chewing gum, ricoperta di firme in ogni centimetro del corpo e ci prega di non guardare il suo fisico adesso "una volta sì che avevo proprio un bel paio di gambe!" (nel caso fossimo interessate... O_o). La prima impressione non è delle migliori, ma avrò modo di scoprire ben di peggio col passare dei giorni.

Il primo scoglio della trasferta, il viaggio, è andato alla grande: dopo due razioni di gocce e xamamina ho sonnecchiato con un sorriso ebete per tutto il volo che, udite udite, è durato mezz'ora in meno del previsto :) Se non è un inizio coi fiocchi questo!
Ad attenderci a Mosca, dopo una trafila di controlli che avrebbe esasperato un bradipo, troviamo l'autista Nikolai che non capisce una sillaba di qualsiasi lingua che non sia russo, ma si dà subito un gran daffare per incastrare i nostri bagagli nel baule della sua vecchia Nissan. Dopo vari tentativi di tetris ci arrendiamo e infiliamo la valigia più piccola tra Capo e CollegaNuova nel sedile posteriore. Tanto "il tragitto non dovrebbe durare più di un'ora: di domenica sera non c'è traffico". Ecco, il concetto universale di traffico andrebbe rivisto alla luce della realtà russa. Poco traffico vuol dire che per inserirci nella colonna interminabile di auto che affollano l'autostrada procediamo ai 10 km/h, che è un gran lusso visto che normalmente, in orario di punta, puoi rimanere bloccato per ore. E trovarsi chiusi nell'auto di Nikolai, che puzza di fumo come i divanetti di una discoteca anni '80, non è esattamente l'esperienza più piacevole che si possa fare a Mosca!

A dispetto della mia solita timidezza nel parlare lingue straniere, cerco subito di comunicare con Nikolai: provo a leggere le scritte in cirillico ma lui, imperturbabile, continua a guidare, lo sguardo sul traffico e le mani enormi che nascondono il volante. Imparerò presto che i russi non sono quello che si definirebbe un popolo di mattacchioni. Quando ci addentriamo nel centro inizio a chiedere davanti a ogni bel palazzo "Что это?" (cos'è?) ma finisce che non capisco niente delle risposte, così sia io che Nikolai sprofondiamo in silenzio per il resto del viaggio. E' frustrante sedere fianco a fianco con uno straniero e non potere avere neanche una minima comunicazione di base.

L'hotel Metropol è proprio come appare dal sito: un enorme albergo vecchio stile, con lussi un po' fuori moda come gli usceri in livrea, un'arpista che suona in sala colazione ogni mattina e una mastodontica composizione di fiori nell'atrio che viene cambiata ogni giorno.



Il suo fiore all'occhiello però è la posizione: si trova proprio davanti al teatro Bolshoi (non vi dico l'emozione di vederlo dal vivo per la prima volta!!) a pochi passi dalla Piazza Rossa. L'ubicazione strategica è stata una vera fortuna per noi, dato che con mio grande rammarico non abbiamo avuto assolutamente tempo di visitare la città :(

Anche se per il nostro stomaco sono solo le cinque, gli orologi russi battono le otto e il desiderio di andare a letto presto ci spinge a cenare subito. Il primo incontro con la Piazza Rossa è decisamente emozionante.


Trovarsi di persona in quel luogo così conosciuto e singolare, ad ammirare le torri del Cremlino e le cupole colorate di San Basilio che sembrano uscite da una favola, ha scatenato il nostro entusiasmo: scattavo come una giapponese in gita, peccato che fosse notte e le fotografie siano al 90% mosse ^^'



Scegliamo di cenare al Taras Bulba, un ristorante tipico vicino all'hotel


Sono particolarmente orgogliosa di annunciare di aver provato tutti i cibi che mi sono trovata davanti al naso. Come ho sicuramente già detto, non sono esattamente una fantasiosa in cucina ^^' La flessibilità gastronomica non è il mio forte: come i bambini, non amo sperimentare nuovi sapori e in genere sono cauta con i piatti etnici. Non che ne vada fiera, difatti mi sono imposta di provare un po' di tutto e, in questo caso, i risultati sono stati ottimi: non c'è stato nulla che non mi sia piaciuto!


L'antipasto è pane nero su cui va spalmata una "salsa" fatta di lardo, aglio e paprika (2)
Come primo ordiniamo tutti il borsch, la tipica zuppa di cavolo, barbabietola e altre verdure che viene servita con panna acida (4)
Chi ha lo stomaco abbastanza forte può gustarla con il pane all'aglio (1) ma vi avverto che il retrogusto vi terrà compagnia per buona parte della nottata ;)
A seguire proviamo una sorta di torta salata (5) che alterna strati di pesce, carne, uova e, in cima, barbabietola (che dà quel colorino rosa big bubble). So che sembra rivoltante, ma il sapore è ottimo!
Non sazi, ordiniamo un misto di panini ripieni con varie farciture: carne, patate, funghi e cavolo. Sì, l'impressione è che i russi siano ghiotti di pasticci.
Il tutto innaffiato con birra non filtrata (6)

Non chiedetemi i nomi di questi piatti: un attimo dopo averli sentiti me li sono dimenticata. L'unico che è rimasto impresso nella mia mente, guarda caso, è quello del dolce: la Torta Kiev, una sberla galattica di pura goduria, 15 cm di meringhe, cioccolato e nocciole. Non vi aspettavate che facessi in tempo a scattare una foto, vero? ^^'

Sarebbe stata una piacevolissima serata se non fosse stato per la conversazione che purtroppo ha deviato ben presto sulla politica. Probabilmente avrete notato che è un tema che non tocco mai: non amo parlare di politica, soprattutto con chi ha idee troppo estreme e nette. In generale tendo ad essere moderata ma quando si arriva a parlare di lui, del nano malefico che non voglio neanche nominare, beh, vado in contocircuito. Non accetto di sentire che tutto sommato è un genio della comunicazione o che in politica estera è stato l'unico che ha ottenuto risultati concreti (facendo riferimento agli accordi per il gas con Putin). Il fatto che QI50 abbia dichiarato con orgoglio che è una berlusconiana della prima ora non ha aumentato la mia simpatia nei suoi confronti. Pregiudizio? Mancanza di tolleranza per le idee altrui? Può essere, ma non posso farne a meno. Alla faccia della libertà di pensiero, per me lui è invotabile.
Se già le dispute politiche sono poco piacevoli, diventano un tormento quando stai lavorando: non puoi parlare apertamente con gli sponsor, bisticciare o dire la tua quando tutta la tavola ha un'opinione opposta. E' stato inevitabile irrigidirsi e aspettare che finissero fingendo di prendere appunti, al limite della maleducazione.

Per fortuna quando usciamo l'aria gelida schiarisce le idee a tutti, o almeno fa sì che chiudano la bocca ;) Così ci possiamo godere la passeggiata nel parco davanti al Cremlino.


Fine primo giorno

La trasferta russa - 2° giorno

$
0
0
Il primo risveglio a Mosca è irreale: nonostante siano le 8.00, quando apriamo le tende fuori è completamente buio. Nella hall dell'hotel ci aspetta Guida, un ragazzo italiano molto in gamba che dopo il liceo si è trasferito in Russia e ora, a soli 23 anni, parla molto bene il russo, è il referente moscovita di un'importante ditta italiana (anche loro sponsor del nostro evento) e orgogliosamente si mantiene da solo in una città in cui vivere è molto difficile. Per la cronaca, mi dicono che un affitto medio a Mosca può arrivare anche a 5.000 € al mese, a fronte di stipendi non certo astronomici.
Ma parlavo del buio: Guida ci spiega che da un paio di anni la Russia non si adegua più al cambio d'ora legale, quindi si gode sì un pomeriggio più lungo, ma al mattino ci si sveglia nell'oscurità impenetrabile della notte nordica.



La nostra mattinata inizia al BoscoBar, uno dei ristoranti di Bosco, un colosso del catering moscovita che ha il suo quartiere generale proprio ai magazzini Gum. Ora, probabilmente a voi (come a me del resto) "Gum" non dirà nulla, ma si tratta di una piccola città nella città, un grande magazzino di lusso che occupa un lato intero della piazza rossa con un elegante palazzo ottocentesco illuminato come un albero di Natale. Coi suoi tre piani di negozi, divisi in tre enormi corridoi, che sono vere e proprie vie, Gum raduna le firme più esclusive in uno spazio grande come un isolato.


Lì potete trovare di tutto: una borsa di Chanel, una bottiglia di limoncello siciliano o anche le bibite tipiche del periodo sovietico (pare ci sia un filone nostalgico abbastanza diffuso). Basta pagare, ovviamente, e non poco.


Dicevo, nel BoscoBar incontriamo i nostri collaboratori alla cena del giorno seguente. Ci accomodiamo davanti alle grandi finestre che danno sulla Piazza Rossa: sbirciando dai vetri possiamo fingere di essere turisti mentre parliamo di lavoro... davanti alla seconda colazione :)
Io ordino subito un tè, anzi, vari tè ^^' Memore dei miei adorati scrittori russi, sono curiosa di provare la bevanda nazionale, immancabile in ogni isba che si rispetti, la più amata - vodka a parte ;)


Scopro con delizia che in Russia il tè viene sempre servito su uno scaldavivande con lumino acceso e con tante tazze quanti sono i commensali: si dà per scontato che tutti vogliano assaggiarne almeno un goccio, perchè chi potrebbe dire di no a un buon tè? Quanto sono avanti i russi? ;)
Inutile dire che già mi sento a casa, accoccolata sui divanetti vicini alle vetrate di Gum, guardando l'alba che pian piano scopre le forme della Piazza Rossa, bellissima anche nella luce livida di febbraio



E... beh... sì, ok diaciamolo: mi sono sentita ancora più a casa quando ci hanno servito queste ;)


Nel pomeriggio facciamo il nostro primo sopralluogo in ambasciata. Decidiamo di andare in metro e per la prima volta sperimentiamo il caldo torrido della capitale: nonostante la metropolitana non sia riscaldata in inverno nè condizionata in estate, è talmente profonda e affollata che sembra di entrare in una sauna finlandese. Solo che sei bardato per una spedizione artica :/

Villa Berg è un'elegante residenza, un po' più piccola di quel che immaginavo ma perfetta per una cena privata come la nostra. Ci accoglie con un intenso profumo di cera da legno: in effetti il legno è ovunque, un po' troppo scuro per i miei gusti ma l'impressione è di gran calore. Mi astengo da qualsiasi commento sulla produttività del nostro personale diplomatico, preferisco lasciarvi alcune immagini della location.





Finiti i sopralluoghi, decidiamo di tornare in hotel a piedi passando dalla celebre Arbat. Vi dirò, un po' mi ha deluso: avevo grandi aspettative su questa via, ma l'ho trovata meno curata di quel che speravo e non tanto 'scenografica'. E' stato però spassosissimo fotografare le scritte in cirillico ;D


E poi naturalmente c'è stata la sosta merenda :) So che non ne dubitavate!
Non da Starbucks, ma in un bar russo russo, dove tutto era scritto in cirillico e non parlavano una parola d'inglese. Yeah! Anzi, Daaa! Così abbiamo sperimentato i risultati del nostro mini-corso di russo... E provato l'ebbrezza di non sapere cosa hai ordinato finchè non arriva il cameriere a portartelo ;)
Questa la vetrina dei dolci. Nemmeno io ho avuto il coraggio di assaggiare una di queste torte! Vi assicuro che la Super Pasha (un nome, un programma) era davvero alta mezzo metro O.O



Tanto per rimanere in tema mangereccio, a cena andiamo da Reca, o Pека, un ristorante chiccoso che ha anche un piano un night / disco / pub. Si trova in un'ex zona industriale ora riqualificata sulla riva del fiume Reka, appunto, proprio di fianco al vecchio stabilimento della più importante cioccolateria di Mosca. E qui già ha acquistato un punto :)

Dopo esserci arrampicati su 4 rampe di scale, ci troviamo in una bellissima sala con ampie vetrate sul fiume. La vista era pressapoco questa:

foto presa da qui 

Mi sono mangiata le mani ad aver lasciato la macchina fotografica in albergo proprio quella sera, perchè sarebbe stato tutto da immortalare!


Un ristorante che vi consiglierei caldamente se non fosse per il prezzo... Il conto è di circa 40.000 Rubli, una cosa come 1.000 eurini... Per carità la cena era squisita, la vista spettacolare, il locale elegante e il servizio impeccabile però ecco, spendere 1.000 € per una cena mi sembra un tantino esagerato, quasi immorale direi.

A parte questo (tutto sommato, non pagando io, me ne fregava il giusto ;)) il neo della serata, puntuale come le tasse, è stata di nuovo la conversazione post cena.
Si inizia con QI70 che elargisce verità assolute quali "gli ugg sono intrombabili"
(chissà cosa penserebbe delle mie imitazioni da 17 € dell'Oviesse ^^')
"E' inammissibile che una donna si presenti a letto con le calze...
(che io indosso da ottobre a marzo)
"... O con una camicia da notte di Hello Kitty"
(indovinate cosa ho buttato in valigia? Ebbene sì, questo ma in rosa!)
Mi devo rassegnare: io e QI70 non siamo fatti l'uno per l'altra ;)
Il clima si surriscalda però quando QI20 inizia a (stra)parlare di immigrati e razzismo. Mi rifiuto di perder tempo a trascrivervi le sue profonde riflessioni, così come mi sono rifiutata di intervenire nella conversazione o anche d'indignarmi. Mentre CollegaNuova si scalda io, a differenza della sera precedente, guardo la scena da fuori, come se fosse un film: i discorsi sono talmente paradossale da sembrare una caricatura; davanti a mentalità così superficiali non vale neanche la pena di iniziare a parlare, non ci capiremmo mai.
Ancora una volta l'aria fresca e gli scorci di Mosca che intravediamo mentre torniamo all'albergo mi fanno dimenticare le parole di QI20. E poi arrivati in Piazza Rossa nevica forte :) Mi sembra di essere stata catapultata in una scena di Guerra e Pace... Non è meravigliosa?




Fine secondo giorno

La trasferta russo - 3° giorno

$
0
0
Avviso ai lettori: questo post fondamentalmente mangereccio è ad alto contenuto calorico :)


La seconda mattina l'arpista pensa bene di allietare la nostra colazione suonando il tema di Titanic. Non possiamo evitare di guardarci intorno circospetti perchè, vi dirò, fa un po' impressione trovarsi in un salone liberty senza finestre, che fa molto grande nave, e sentire come unici suoni sono lo scosciare dell'acqua (della fontana) e la colonna sonora di un titanico disastro marino. Siamo quindi contenti di uscire all'aria aperta, i piedi ben piantati per terra, anche se ci aspetta una lunghissima giornata di lavoro.

La prima missione della giornata è trovare un parrucchiere per il giorno successivo. Come avrete capito, la mia chioma autogestita non si presta ad un'acconciatura fai da te per una serata di gala. Ho necessità assoluta di un professionista abituato a domare i capelli ribelli e CollegaNuova, che condivide il problema, si unisce alla caccia. Purtroppo il parrucchiere dell'hotel è chiuso fino a marzo (e te pareva...) ma la signora della reception si dimosta gentilissima (forse perchè, avendo una pantegana arruffata in testa, capisce le nostre necessità) e si adopera per trovare un parrucchiere non troppo lontano e non troppo costoso. Sì perchè dalle prime indagini risulta che una semplice piega nel centro di Mosca costa circa 150 € O_o Eccheccavolo! Cerca che ti ricerca, troviamo chi ci accorda una tariffa sensata (dove "sensata" sta a indicare comunque 50 eurini). Mentre io prenoto due posti per mercoledì pomeriggio, CollegaNuova si fa spiegare la strada, con tanto di cartina stampata. Ce la possiamo fare :)
Per pranzo ci incontriamo di nuovo al Bosco Bar, diventato ormai il nostro quartier generale, e di nuovo parliamo tra un manicaretto e l'altro. Oggi il menù offre...


Dopo pranzo si unisce a noi anche il CuocoMichelin, incaricato della cena del giorno dopo, e le nostre strade si dividono: la mia conduce nei sotterranei di Gum, dove si trovano le cucine. Anche le cucine. Come si può facilmente immaginare, sotto all'isolato della moda c'è un mondo sotterraneo altrettanto vasto e labirintico, dove è assolutamente impossibile orientarsi nella selva di corridoi, porte e passaggi tutti uguali gli uni agli altri.

Nelle cucine di Gum ho l'onore di assistere a quello che definire "cucinare" sarebbe riduttivo. Di certo non ha nulla a che vedere col goffo armeggiare di chi torna a casa stanco la sera e deve svogliatamente tirar fuori qualcosa di commestibile dagli sparuti ingredienti che trova in frigo (Anche a voi suona familiare? ;))
Questa è quasi una forma d'arte, una coreografia perfetta e rodata anche se gli interpreti non si sono mai incontrati prima e non parlano la stessa lingua. Beh, a parte l'empasse iniziale, quando abbiamo scoperto che al posto dei cipollotti avevano comprato enormi cipolle bianche, invece dello strutto un mostruoso cubo di lardo di una spanna di lato, al posto delle bietole una non meglio identificata insalata. Per fortuna almeno i fogli di gelatina alimentare, che m'impensierivano tanto, eranoa posto!

Ma lo Chef, impassibile, si è adattato agli ingredienti disponibili e ha fatto in modo di cucinare comunque una cena squisita. Senza lamentarsi, senza fare melodrammi, con naturalezza e simpatia. E anche se in genere non cito mai nomi reali, nel mio piccolo, anzi minuscolo, voglio comunque fare pubblicità a quest'uomo che non ha la puzza sotto il naso, che sorride sempre e chiacchiera con tutti, che ti mette a tuo agio e non vuole apparire, schivo, quasi timido, no foto, no discorsi, nessuna aria da star. Che puoi disturbare in ogni momento, anche mentre cucina di fretta piatti complicati, anche mentre piega i tortelli, che è adattabile e sa lavorare in ogni situazione, che vedi anche trasportare casse di materie prime o lavare pentole e attrezzi.

 



Non vi posso dire quanti biscotti ho "sgraffignato" ^^'
Con la scusa che "questo è bruciacchiato", "questo è storto" io e Interprete abbiamo fatto una scorpacciata di pasta frolla. Chef rideva e ci dava corda: no dico, dove lo trovate un cuoco che ammette di aver sfornato biscotti imperfetti per la gioia di vederti mangiare?

Nelle cucine di Gum ho anche occasione di interagire con gli autoctoni, aiutata dalla preziosa presenza di Anastasia, la giovanissima interprete. Scopro tante curiosità che non sapevo, degne delle "spigolature" della settimana enigmistica ;) Ad esempio che l'aglio viene conservato sotto aceto e le teste intere vengono mangiate così, a morsi come i cetriolini. Oppure che per bere vodka senza che ti dia alla testa devi buttarla giù in un sorso senza annusarla, espirare e respirare il profumo del pane nero (poi magari mangiarne anche un pezzettino - questo è un mio consiglio!) In questo modo mi assicurano che "puoi berne quanta vuoi senza ubriacarti". Mmmm, sarà, ma non ho provato!
In generale, i russi mi sembrano o molto gentili o incagabili: freddi, quasi scocciati se devono parlarti (anche se sei un cliente) mai sorridenti neanche per sbaglio. Ne ho la prova quando chiedo ad Anastasia perchè non smette di ridacchiare: mi informa che uno dei giovani cuochi sta facendo battute da un quarto d'ora. Mi sembra impossibile che quel ragazzo che affetta cipolle con sguardo truce e sussurra imbronciato, quasi senza muovere la bocca, come se stesse salmodiando fra sè e sè una bestemmia dopo l'altra, stia davvero scherzando!
Anche il nostro referente, che si dimostrerà disponibilisimo, a prima vista mi fa una soggezione incredibile e, nonostante dopo ore il ghiaccio si sia rotto, non mi attenterò mai a fare una battuta con lui.

In compenso, allegri o seri, chiacchieroni o musoni, dopo 4 ore di lavoro ininterrotto a tutti serve una pausa...


Senza che me ne accorga, arrivano le 8 di sera. quando guardo incredula l'orologio capisco perchè mi sento tanto stanca e le gambe gonfie "fanno giacomo giacomo": non mi siedo da 5 ore! Onestamente, non pensavo che il lavoro di cuoco potesse essere così pesante fisicamente...

Quando riemergiamo dalle cucine l'unico mio desiderio è stendermi zampe all'aria, ma Chef ha voglia di passeggiare in Piazza Rossa (è appena arrivato) e Interprete non vede l'ora di fare da guida turistica. Così giochiamo di nuovo a fare i turisti in una piazza buia, spazzata da un vento gelido e con la solita neve sottile e quasi impercettibile che accompagna tutte le nostre giornate moscovite.




Arrivata in albergo, trovo CollegaNuova, Capo, QI20, QI70 e tutta la carica di sponsor pronti e pimpanti per andare a cena. Io non ce la posso fare.
Considerato che al momento della "resa dei conti", ovvero quando ho presentato a Capo il conto degli straordinari, lui mi ha contestato il fatto che le cene non siano propriamente lavoro, mi sento autorizzata a declinare l'invito e a mangiare qualcosa in camera.
Non posso spiegare la beatitudine di avere finalmente qualche ora tutta per me. Finalmente da sola. Finalmente con le zampe per aria :) Finalmente libera di poter fare una lunga doccia calda senza pensare che fuori CollegaNuova aspetta di entrare in bagno per il suo turno. I club sandwich tiepidi che mi portano dal bar mi sembrano una cena luculliana e riesco a infilarmi fra le coperte, udite udite, alle 23.00!

Nonna Pettirosso

$
0
0



No :)

Buon compleanno Nonna Pettirosso. Anche quest'anno, mentre tutto il mondo celebra la "festa dei becchi" - come ti piaceva chiamarla con la tua vena dissacrante - noi ci troviamo per festeggiare te. Quest'anno la cena per il tuo compleanno sarà per la prima volta nel Nido.

Alla gente sembra strano continuare a ricordare il compleanno di qualcuno che non c'è più da ben otto anni, ma per me è naturale: rinsaldare i legami familiari tra i vivi è il modo migliore per celebrare i morti. E poi noi siamo sempre stati anticonvenzionali, tu in particolare ;)

Come descrivere una donna come te, una personalità esplosiva, così forte e travolgente che ogni aggettivo sembra riduttivo?


Una donna moderna, così moderna da essere fuori moda.
Che a guerra finita fa i bagagli e si trasferisce in Inghilterra, quando ci si chiamava "emigrati" e non "expat", quando ancora migrare non era cool, comportava un distacco molto più netto dal passato e richiedeva un'estrema capacità di adattabilità in una nazione di cui non conoscevi quasi nulla, nemmeno la lingua.
Che forma una famiglia mista quando la multiculturalità non era ancora considerata una ricchezza e suscitava il sospetto dalle amiche rimaste in Italia che sussurravano di nascosto "mogli e buoi dei paesi tuoi..."
Che decide lei con chi ballare, fregandosene dell'etichetta dell'epoca, e davanti a un invito risponde "Con te no, ma ballerei volentieri col tuo bellissimo amico" (Nonno Pettirosso, per la cronaca ;))

Una donna coraggiosa, senza ombra di dubbio.
Che a quattordici anni diventa staffetta partigiana di nascosto da tutti, anche dai genitori che non avrebbero approvato un impegno così pericoloso.
Che, di nuovo emigrante in un paese del blocco comunista, per sfamare i figli si improvvisa contrabbandiera di calze italiane, piuttosto goffamente per la verità e finisce in cella.
Che in un processo in cui rischia la pena di morte si alza davanti al giudice, nonostante l'avvocato le avesse intimato di rimanere sempre zitta (certo, zitta lei... evidentemente non la conosceva) e protesta sul funzionamento di quel regime dittatoriale, spiegando cos'è per lei il comunismo. L'ho già detto che era coraggiosa? ;)
Che attraversa la cortina di ferro con tre figli piccoli e torna in patria senza nulla tranne i vestiti che indossa e i bimbi che stringe per mano.

Una donna dotata di un'eccezionale capacità comunicativa.
Che ha imparato tre lingue senza aver mai avuto un insegnante.
Che pur conoscendo solo una manciata di parole in una lingua straniera (tra cui non mancavano mai "caffè" e "sigaretta") è capace di imbastire un discorso con chiunque.
Che riesce a far chiacchierare qualsiasi persona, anzi, noi dicevamo spesso che avrebbe tirato fuori una parola anche ai sassi.

Una donna passionale e anticonformista.
In un mondo in cui si migrava in cerca di lavoro, lei lo fece per una delusione amorosa e politica (un'idealista come lei non poteva accettare i compromessi a cui un governo deve talvolta ricorrere)
In una società di donne che per tradizione si immolavano alla causa del matrimonio, annullandosi per i mariti fino a diventare quasi serve dell'uomo, lei rivendicava i suoi diritti e la dignità della posizione delle donne, non solo come madri e mogli.
In un ambiente in cui le donne volevano "sistemarsi" lei sposò un uomo di cui era innamorata. Lei che non era niente di più che una ragazza carina riuscì a sbaragliare la concorrenza di donne ben più avvenenti di lei, facendosi largo con sicurezza nello stuolo di corteggiatrici che sospiravano di venerazione per quell'uomo affascinante come un attore di Hollywood.

Una donna divertente, vitale, che amava stare in compagnia e ridere.
Che fin dall'infanzia aveva la capacità di attirare le persone e creare legami.
Che col suo calore umano riusciva a rendere "casa" anche una catapecchia, nonostante la povertà estrema, e in poco tempo diventava il punto di riferimento del palazzo: in ogni casa in cui ha abitato (e sono state davvero tante) tutti la conoscevano e capitavano volentieri sul suo pianerottolo per parlare con lei.
Che durante una lunga degenza in ospedale riuscì a crearsi una cerchia di amiche in corsia: non appena riuscì ad alzarsi da letto la potevi trovare al bar dell'ospedale, intenta a far salotto con donne raccolte da ogni reparto. Quando fu dimessa la rimpiansero per diverso tempo. In effetti quando Nonna Pettirosso se ne andava si avvertiva un vago senso di vuoto, di silenzio e malinconia, come se un fuoco si fosse spento. La stessa sensazione che proviamo noi da quando ci ha lasciati.

Per una timida e schiva come me il suo potere aveva qualcosa di magico. Quando andavamo al mare, lei riusciva a calamitare tutte le coetanee nel giro di un chilometro sotto al nostro ombrellone. Dopo una settimana conosceva tutti e tutti conoscevano noi. Seguendo le sue istruzioni come se fosse il mio allenatore, persino io riuscivo a radunare branchi di bambine della mia età con cui giocare. Un miracolo. Ancora non saprei dire come facesse ma i suoi suggerimenti andavano sempre a segno, come se fosse un'esperta cacciatrice di amici.

A pensarci bene, lo stesso miracolo lo fece anche con me: nonostante fossimo diverse come il giorno e la notte, tuttavia ci adoravamo. La nonna con cui non avevo molto in comune era anche la mia nonna preferita. D'altra parte non è così che funziona l'amore? :)

Buon compleanno Nonna Pettirosso. Stasera sperimenterò per te la ricetta di un nuovo dolce, una torta che una liffa come te avrebbe adorato, con cioccolato e meringhe da saziare anche due golosone come me e te. Un momento... Forse non è vero che siamo diverse come il giorno e la notte nonna! ;)


Viewing all 96 articles
Browse latest View live